Milano, Mani Tese illustra la sostenibilità nella moda con la realtà aumentata

Mettere in luce la differenza, a tratti crudele, tra un mondo fashion che rispetta l’ambiente e uno che, invece, vuole produrre a tutti i costi: è stato l’obiettivo della mostra che si è tenuta a fine giugno nel capoluogo lombardo, organizzata dalla onlus che si batte per la giustizia sociale, economica e ambientale

Si parla molto, sempre di più, di sostenibilità nella moda. Ed è un bene, dato che l’abbigliamento è la seconda industria al mondo più inquinante dopo il petrolio. Ma spesso non emerge che sostenibilità non significa solo uso di materiali riciclabili. Per questo è apparsa illuminante Fashion Experience: la verità su quello che indossi, installazione interattiva realizzata da Mani Tese alla Darsena di Milano dal 21 al 30 giugno scorsi. Tre tensostrutture circolari (nella foto) hanno raccontato cosa c’è dietro il fast fashion. Il primo ha spiegato, con video e tabelle, la quantità di energia elettrica, i metri quadri di terreno da coltivare, l’acqua necessari, nonché l’emissione di anidride carbonica sviluppata per produrre un paio di jeans. Cifre spropositate considerando che in un anno vengono prodotti nel mondo tre miliardi e mezzo di jeans. Il secondo ha affrontato, con un video in realtà aumentata, lo sfruttamento sul lavoro nell’industria tessile. Bambini che lavorano anche dodici ore al giorno, salari minimi, condizioni ambientali tragiche nei paesi del Terzo mondo, dove appunto opera Mani Tese. Il terzo, infine, il più interattivo, dava la possibilità di mettere a confronto due filiere, una sostenibile l’altra no, con le vistose differenti conseguenze. L’esperienza si concludeva con la distribuzione ai visitatori di un decalogo del consumatore “responsabile e consapevole”.
Luisa Espanet

Fashion