Festival di Venezia: l’eyewear incute timore

Indossati in occasione delle premiazioni, da lettura per i ringraziamenti del vincitore o fondamentali per definire un personaggio: gli occhiali sono stati sino alla fine protagonisti dell’ultima edizione della Mostra internazionale d’Arte cinematografica, che si è chiusa sabato scorso con l’assegnazione del Leone d’oro a Joker

Una premiazione, quella della 76esima Mostra del Cinema di Venezia, che ha sorpreso, ma ha fatto contenti molti. A cominciare dal Leone d’argento a J’Accuse di Polanski, contestato dalla presidente della giuria Lucrecia Martel. Applauditissimo il Leone d’oro a Joker. Sul palco, visibilmente commosso, il regista Todd Phillips, per leggere i ringraziamenti, ha indossato gli occhiali, presumibilmente dei premontati. Tra il presidente della Biennale Paolo Baratta, con occhiali dalla montatura scura, e Lucrecia Marcel con il suo inconfondibile modello. L’unico non occhialuto Joaquin Phoenix, il protagonista del film, che per una volta ha abbandonato i suoi occhiali da sole.
Non è stato premiato, però di sicuro se ne parlerà, Waiting for the Barbarians del colombiano Ciro Guerra. Trasposizione dell’omonimo romanzo del Premio Nobel John Maxwell Coetzee, ispirato al Deserto dei Tartari di Dino Buzzati, propone riflessioni profonde sulla guerra e l’imperialismo, sulla legge del più forte e la giustizia. Nel film Johnny Depp, lo spietato colonnello Jol, indossa occhiali da sole scuri e metallici (nella foto). «Quando Ciro me li ha fatti vedere, avevano una forma particolare, che intimidiva - ha spiegato Depp - E anche il fatto che Jol non togliesse mai gli occhiali, incuteva paura e metteva in soggezione». Ma c’è un’altra spiegazione che il colonnello senza scrupoli comunica al suo avversario (Mark Rylance), il giudice mite, l’altro lato della medaglia del colonialismo: «Porto questi occhiali perché proteggono i miei occhi: dai raggi del sole, ma non solo… Hanno un altro pregio: non fanno venire le rughe».
En plein di occhiali nel fuori concorso Tutto il mio folle amore, storia di un rapporto fra padre e figlio autistico di Gabriele Salvatores, con Claudio Santamaria e vari attori della sua mitica squadra.
Luisa Espanet (con la collaborazione di Rosaria D’Amico)

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