È quanto emerge dalle sensazioni raccolte a caldo tra diversi espositori e visitatori della manifestazione che si è conclusa lunedì scorso alla Leopolda di Firenze (nella foto)
Una vetrina importante, una occasione di contatto e di relazione con clienti acquisiti e potenziali, per molti un evento cui essere presenti ed efficace, perché riesce a catalizzare buyer da tutta Italia. Risulta essere questa la valenza della settima edizione di DaTE più evidenziata dai marchi espositori, alcuni al debutto, altri veterani assoluti della manifestazione. Perché, stando a una prima valutazione, pare essersi accentuato l’approccio, da parte degli ottici visitatori, secondo cui vengono in fiera soprattutto per esplorare, cercare le novità, vedere di persona le collezioni dei marchi di interesse e lasciarsi appassionare da nuovi progetti. Tendenzialmente però hanno fatto meno ordini, per fissare invece, ad esempio, appuntamenti in negozio in una fase successiva ed effettuare gli acquisti a posteriori. Si fa significativa poi la presenza di professionisti “curiosi”, con una connotazione positiva del termine: accanto a quanti, spesso storicamente, trattano l’occhiale di ricerca in maniera mirata e coerente, gli espositori riferiscono che ci sono tanti ottici che manifestano il desiderio di aprire la mente a nuovi orizzonti e soprattutto cercano prodotti che permettano loro di differenziarsi. Molti, commentano da alcune aziende, non hanno ancora affinato, perché ci vuole tempo, la sensibilità per individuare tecniche, lavorazioni e progetti che fanno di un occhiale un prodotto di design, ma mostrano interesse, sono attenti, chiedono. Sono, per l’appunto, curiosi e questo è di certo un segnale positivo. C’è poi chi non nasconde che una analisi di quanti dei prospect si concretizzeranno sarà un fattore di valutazione importante circa una partecipazione l’anno prossimo. Qualche input giunge infine sulla location e sulla collocazione temporale. Potrebbe essere interessante, secondo alcuni, recuperare l’idea di farne una manifestazione itinerante, toccando diverse città e sfruttando l’appeal di coniugare professione e svago, perché c’è il rischio che chi è venuto per diverse edizioni nella stessa località non torni più. Nonché cambiare o ridurre le date: una considerazione dettata dalla concentrazione massima delle presenze, anche quest’anno, la domenica, a fronte di un sabato e un lunedì più tranquilli.
E gli ottici che ne pensano? Sembrano confermare alcune di queste sensazioni. Con differenze generazionali, di provenienza e di tipologia di negozio, hanno scelto di trattare l’occhiale di ricerca per una maggiore soddisfazione professionale: amano andare alla ricerca della qualità, selezionare e conoscere le aziende con cui lavorano, offrire ai clienti qualcosa di diverso. Hanno riferito di aver scritto qualche ordine, soprattutto nel caso di marchi che sapevano di poter trovare solo lì, ma soprattutto di aver trovato spunti: hanno preferito guardarsi attorno, toccare con mano e informarsi, in modo da fare l’acquisto in seguito in maniera ragionata, prestando attenzione a non andare a duplicare l’offerta o inserendo qualcosa che manca nella loro proposta.
N.T.