CooperVision: tre fasi di studio clinico per MiSight

Al Convegno 2022 di Monopoli l’azienda illustra i sette anni di attività sulla sua lente a contatto per il controllo della progressione miopica, anche attraverso l’intervento di alcuni relatori internazionali

«Nella fase uno dell’indagine MiSight è stata testata in uno studio clinico randomizzato in doppio cieco, di cui sono stati pubblicati i primi risultati dopo tre anni, che ha coinvolto 144 bambini di età compresa fra gli 8 e i 12 anni, da Regno Unito, Portogallo, Singapore e Canada: questo ha consentito di valutare l’efficacia della lente a contatto in termini di diottrie e di lunghezza assiale del bulbo tra due gruppi di soggetti. La lac ha, infatti, ridotto sia la progressione miopica del 59% sia l’allungamento assiale del bulbo del 52% nei bambini che l’hanno indossata rispetto al gruppo di controllo che ha utilizzato una lente a contatto monofocale», rivela a b2eyes TODAY Martina Issori (nella foto), myopia management manager di CooperVision Italia.

Lo stesso nucleo di partecipanti prosegue lo studio per un ulteriore triennio. «In particolare il gruppo originale MiSight continua il porto della lente per un periodo totale di sei anni e conferma l’efficacia continua e costante nel rallentare la progressione miopica, già verificata in fase 1, pari a circa il 50% - precisa Issori - Il gruppo di controllo, con una fascia d’età tra gli 11 e i 15 anni, comincia a portare MiSight in fase 2 con una miopia mediamente più alta del gruppo originale di fase 1: in questo caso possiamo confermare che l’applicazione in età adolescenziale, per tre anni, garantisce comunque un’efficacia del 50%. A sei anni dall’inizio dello studio il 90% dei bambini coinvolti ha risposto in maniera positiva alla lente: possiamo dunque dire che, rispetto alla popolazione dello studio, MiSight agisce in quasi tutti i bambini con miopia».

Siamo, infine, alla fase 3. «Nell’ultimo anno viene chiesto a tutti i partecipanti, tra i 14 e i 18 anni, di sospendere l’utilizzo di MiSight per verificare il possibile effetto rebound. «A distanza di un anno i benefici accumulati nelle due fasi precedenti non sono andati perduti: non si verifica dunque alcun effetto rebound», conclude Issori.

(red.)

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