La decisione, comunicata venerdì scorso, è stata motivata da Safilo con la perdita dall’anno prossimo delle licenze Armani la cui incidenza, come riportato da MFFashion, sui ricavi del gruppo (il 15% circa su 1,1 miliardi di euro nel 2011) corrisponde in percentuale (12,5% circa) al migliaio di esuberi. Secondo il quotidiano finanziario, tuttavia, non tutte le licenze Armani sarebbero realizzate in Italia e l’azienda ha avviato una campagna acquisti, che prevede ad esempio la licenza di Céline e l’acquisizione di Polaroid, per compensare proprio la perdita di Armani.
In campo è sceso anche il presidente del Veneto, Luca Zaia (nella foto). «Safilo è una partita che per noi diventerà la madre di tutte le battaglie. Mille lavoratori a piedi, soprattutto in questo momento e in quei territori per noi significa una disfatta – ha dichiarato ai media locali Zaia - Saremo lì in maniera molto seria e serena a fianco dei lavoratori per capire le ragioni dell'azienda, attivare da subito tutti i potenziali ammortizzatori sociali e le azioni di accompagnamento: entrerà in funzione il patto per lo sviluppo proprio per cercare di salvare fino all'ultimo posto di lavoro».
Per la Confindustria padovana è necessario l’intervento del Governo. «Credo che la dimensione del problema sia tale che arriverà anche a Roma», ha detto al Corriere delle Alpi Massimo Pavin, numero uno degli industriali padovani. L’annuncio della più dura ristrutturazione sin qui attuata da un’azienda veneta sul territorio avrebbe colto di sorpresa anche i sindacati. «Il termine drammatico è l'aggettivo che più si addice a questo annuncio - ha commentato al Gazzettino Stefano Faccin, segretario regionale di Filca Cgil - Eravamo a conoscenza del fatto che il gruppo navigava in acque poco sicure, ma non avremmo mai pensato che si sarebbe arrivati a una quantità di esuberi così grande».
(red.)