Sono le persone con il loro entusiasmo che l’hanno creata. In perfetta coerenza con l’idea da cui è partita l’iniziativa. Tre giovani Sabino Bux, Michele Cassano, Costantino Gesualdo, tutti della zona con una competenza nel settore (o per famiglia o per studi), complementari tra loro e con un progetto preciso da portare avanti. Fondamentale il loro incontro con Luisa Redaelli, architetto milanese, esperta di comunicazione e consulente per il settore, che ha colto immediatamente motivazioni e interessi. Libertà, idee, cuore, etica sono i quattro punti su cui si basa tutto. E non sono solo parole. Si percepisce parlando con gli espositori. Felici di mostrare il prodotto, che creano o distribuiscono, nei dettagli. Occhiali belli da vedere, ma soprattutto funzionali e ben costruiti. Dietro nessuna volontà di stupire e nessuna voglia di seguire la logica perversa delle firme. Un concetto non per tutti, difficile da far passare? Qualcuno può averlo pensato il sabato, giorno di apertura al pubblico, per l’affluenza scarsa, come nel vicino Eataly. Ma ieri, domenica, ci si è ricreduti. Anche lo spazio è piacevole, senza divisione in stand, per vedere e contattare senza filtri. Con divani dove sedersi, parlare, commentare. Al centro per rafforzare il concetto di design, inteso come creatività ed etica, un invitato extrasettore Michele Barberio con i suoi mobili, poltrona, tavolo, pouf, due lampade, realizzati con rotoli-supporto della carta da disegno e il legno e il metallo del cemento da costruzione. In linea anche le relazioni su tematiche diverse, dalla comunicazione con il pubblico ai coinvolgimenti con la storia. Nel modo di esporre dei relatori evidente una grande competenza, ma niente toni cattedratici che qui avrebbero stonato. Nessun elenco degli espositori. Dimenticanza? Forse un modo per invogliare alla visita senza preconcetti (nella foto, da sinistra: Redaelli, Cassano, Bux e Gesualdo).
L.E.
L.E.