Assogruppi-Federottica: lettera aperta ai medici oculisti italiani

«Al centro di suddette controversie si pone la divergenza di opinioni circa il ruolo e la differenziazione dei compiti dell'oftalmologo e dell'ottico optometrista – prosegue la missiva di Assogruppi Ottica e di Federottica - Qualcuno persevera nel considerarci commercianti di articoli ottici dimenticando, o fingendo di dimenticare, che fin dal 1928 l’ottico è figura appartenente al mondo sanitario. Lo stesso ha persino affermato che la nostra categoria esercita la professione in condizioni di abusivismo (come si legge nel sito web SOI), un'accusa rivolta approssimativamente contro un’intera classe (""sono sempre più frequenti i casi…""), che da parte nostra non possiamo che interpretare come un’inutile provocazione, frutto del mancato riconoscimento della professione di ottico optometrista. ""Ottico optometrista"", o se preferisce ""ottico e optometrista"", secondo quanto chiaramente e ripetutamente stabilito dalla suprema Corte di Cassazione e, non da ultimo, da una Legge dello Stato (Legge 4/2013).
Non voler riconoscere l'esistenza di suddetta figura equivale, a nostro avviso, a non voler legittimare professioni come l'ingegnere meccanico di area robotica o il web manager, e in generale tutte quelle, più o meno recenti, nate in seguito al progredire tecnologico della società moderna, frutto di un cambiamento che richiede sempre nuove competenze. La nascita dell'optometria risale a oltre cento anni fa quando Charles F. Prentice, figlio di un ottico inglese trasferitosi negli Stati Uniti, cominciò ad applicare le proprie conoscenze matematiche e fisiche al campo dell'ottica, imbattendosi in controversie giuridiche simili a quelle che ora viviamo in Italia, con una sola differenza: era il 1895! Da allora, le esperienze maturate in ambito optometrico hanno cominciato a diffondersi nel mondo mutando profondamente l’insieme delle competenze dell'ottico, trasformandolo in un professionista in grado di valutare lo stato refrattivo dell'occhio per determinarne i parametri ottici e correttivi. Si tratta di tecniche non mediche che si apprendono non attraverso un percorso formativo di tipo medico ma fisico e matematico (il Corso di Laurea in Ottica e Optometria fa parte della Scuola di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali). Per questo motivo l'ottico optometrista, differentemente dall'oftalmologo, non svolge alcuna attività di cura o terapia che, in quanto tali, presuppongono l'esistenza di una malattia, campo di esclusiva competenza medica».
«Una volta chiarite e accettate le differenze professionali tra ottico optometrista e oculista, due figure complementari più che antagoniste, quali motivi ci sarebbero per temere e accusare la nostra categoria di esercizio abusivo della professione? È principio etico dell'ottico optometrista, continuamente e normalmente praticato, quello di sospendere ogni intervento e invitare il cliente a recarsi dall'oculista laddove dall’esame refrattivo emergano delle anomalie eventualmente imputabili a una patologia – si legge ancora nella lettera aperta - Una simile sinergia professionale, da decenni paradigmatica del quotidiano operare di migliaia di colleghi in Italia, è emersa in maniera evidente durante le iniziative della Commissione Difesa Vista, quando ottici optometristi e oculisti hanno collaborato positivamente e costruttivamente intrecciando le reciproche competenze. Il riscontro fruttuoso di suddette iniziative è da rintracciarsi prima di tutto nell'entusiasmo e nella gratitudine dimostrata dai cittadini e nella soddisfazione dei colleghi che da entrambe le parti hanno partecipato agli eventi. Di conseguenza, abbiamo provato profondo dispiacere nell'apprendere che il Presidente SOI, dottor Piovella, a nome dell'intera Società Oftalmologica Italiana, ha deciso di ritirarsi da CDV, ritenendo - a nostro parere in maniera errata - che le iniziative della Commissione ""siano dirette al miglioramento dell'economia del settore"" poiché sponsorizzate da Anfao/Mido e che partecipando di questo contesto, gli oftalmologi siano soggetti a una ""equiparazione fra professioni"" che non tiene conto del valore connesso alla differenza. Argomentazioni giustificate da una “approfondita” ricerca della quale non si conoscono né l’autore né l’anno, secondo la quale gli italiani non sarebbero in grado di comprendere la differenza fra una ""visita"" per rinnovo patente o una refrazione oculare e un controllo completo della salute dell’occhio. A prescindere dal fatto che siamo molto orgogliosi del nostro ruolo e delle nostre competenze, e che pertanto sta a cuore anche a noi una chiara e netta definizione della professione svolta, riteniamo questa affermazione grave perché di fatto minerebbe ogni futuro intervento di screening (non compreso dall’utente medio nella sua reale valenza) che in termini di rapporto costi-benefici è invece utilissimo».
«Consapevoli che un simile clima di accusa, fatto di azioni e reazioni che proseguono solo per vie legali, non giovi a nessuno e comporti esclusivamente dei danni, abbiamo deciso con senso di responsabilità di sospendere temporaneamente il passo successivo alla diffida in atto contro le affermazioni di abusivismo, ovvero la querela, e tentare questo ultimo, e speriamo fruttuoso, tentativo di dialogo. Come già chiarito, sentenze della Corte di Cassazione hanno definito l'ambito lavorativo dell'optometrista, professione che di conseguenza non si sovrappone a nessun’altra esistente. Pertanto, per la definizione giuridica, occorre solo un piccolo passo in avanti a comprendere un panorama professionale che sta mutando con la progressiva trasformazione della società, e rigettare un attaccamento cieco, timoroso e antiquato a un ordine prestabilito che non esiste più  – conclude il testo scritto a firma dei due presidenti, rispettivamente Andrea Garagnani e Andrea Afragoli (da sinistra nella foto) - Se ottici optometristi e oftalmologi potessero finalmente collaborare secondo le rispettive competenze e conoscenze, se le anacronistiche chiusure potessero essere sostituite da un confronto vivace ma costruttivo, il vantaggio per l’utenza e per ciascuno di noi sarebbe enorme. Chiudersi nella propria specificità professionale, nelle proprie prerogative, svalutando il dialogo fra professionalità distinte in favore di un reciproco clima di denuncia, non può che condurre a un progressivo impoverimento dei ruoli e, cosa ben più grave, a un peggiore servizio offerto all’utenza, a maggior ragione in una società come quella odierna che ha nella trasversalità il suo punto di forza. Ringraziandola per l’attenzione, concludiamo auspicando che nella quotidianità, lontano dal frastuono delle rappresentanze che combattono ognuna per affermare il proprio potere, l'oftalmologo e l'ottico optometrista possano collaborare traendo reciproco beneficio e arricchimento da un dialogo sereno, consapevoli entrambi di lavorare sullo stesso terreno, la visione, con ambiti, metodologie e obiettivi diversi, uniti però dallo stesso interesse nei confronti del benessere visivo. Da parte nostra non possiamo che proporre, a vantaggio di tutti, un'assoluta disponibilità al dialogo».
(red.)

Formazione