Un decalogo per le progressive al femminile

Durante il convegno del 30 giugno al Palazzo dei Congressi di Firenze quattro top manager italiane del marketing dell’oftalmica si sono confrontate, tra il serio e il faceto, tra il professionale e il personale, su resistenze psicologiche e opportunità visive legate a queste lenti

La giornata di domenica scorsa per quanto densa di incontri e interventi, con ogni sorta di approfondimento è passata veloce, con un visibile, grande coinvolgimento dell'audience. Eppure l'incontro delle “signore dell'ottica” è stato un momento di relax liberatorio, oltre che un supporto di servizio. Tema: le donne e le lenti progressive. Titolo: Le donne (soprattutto quelle dell'ottica) lo sanno. In primo piano le riserve sull’uso di queste lenti che rivelano irrimediabilmente l’età, punto dolente per chiunque. Divertente la formula per convincere, un decalogo sui generis, perché di soli sei punti, su quello che si può fare con le progressive. Tutto giocato sul sense of humour che possono permettersi solo professioniste, ottime comunicatrici e con la rara capacità di saper prendersi in giro.
1) Mettersi il rossetto senza che sbavi. 2) Smaltarsi le unghie, soprattutto quelle dei piedi. Immediata la semplicistica replica da una voce maschile nel pubblico: ci sono le estetiste cinesi. 3) Leggere il menù al ristorante. Seguito dal commento sull'imbarazzante situazione di chi, per non indossare gli occhiali, lo fa leggere dal partner, o “record del macchinoso”, lo fotografa con lo smartphone, per poi ampliarne le scritte. 4) Agganciarsi le collane. 5) Allacciare il cinturino del sandalo tacco dodici. 6) Individuare la macchia sul capo prima di metterlo in lavatrice.
Un perfetto lavoro di squadra in tinta rosa, che volutamente enfatizza un’immagine di donna rétro, mix di angelo del focolare e bella statuina. In visibile contrasto con le considerazioni di marketing e psicologiche molto mirate, che hanno preceduto il simil decalogo. Sabrina Lotto di Essilor Italia con ironia ha confessato di aver dimenticato gli occhiali, e di non avere ancora l'abitudine e la gestualità giusta per indossarli. Lo stesso ha detto Elena Rubino di Carl Zeiss Vision Italia, sostenendo, sicura e prammatica, la loro utilità per coprire le zampe di gallina. Sempre secondo Sabrina per convincere una donna a usare le lenti progressive sarebbe meglio che a seguirla nel centro ottico non ci sia una venticinquenne, che il problema non sente e non può sentire. E ha aggiunto: l’ottico deve intercettare la possibile cliente quando viene a comprare gli occhiali da sole. La giornalista Michela Vuga, brillante moderatrice dell’intera giornata, ha dichiarato che per lei sono un accessorio con cui divertirsi, da cambiare secondo l’abito e l’occasione. Coerente, sfoggia un modello nero austero con il tocco femminile di un dettaglio di perle. Anna Maria Nicolini di Hoya Italia insiste che gli occhiali, soprattutto nel mondo del lavoro, danno autorevolezza. Bisogna convincere le donne che con un occhiale aggressivo si riesce a espandere le proprie potenzialità. Occorre lanciare un messaggio di coraggio, è il parere di Alessandra Barzaghi di Transitions Italia, look e occhiali da fashion victim, senso dell'umorismo e un passato di comunicazione nella cosmetica. I presbiti sono in aumento, aumenta l'età media e le persone d'età vogliono sentirsi giovani. È importante far capire che con queste lenti si può tornare a fare quello che si faceva, da giovani, anzi da più giovani. E a questo proposito l'idea, volutamente esasperata e provocatoria, del simil-decalogo (nella foto, da sinistra, Vuga, Nicolini, Barzaghi, Lotto e Rubino).
Luisa Espanet

Lenti oftalmiche