Soi: occorre un protocollo per i centri ottici

L’associazione degli oculisti ha richiesto al ministero della Salute l’attivazione di procedure che impongano anche ai negozi di ottica di fornire un’informativa scritta a ogni cliente, in cui viene specificato che la misurazione della vista non può e non deve sostituire la visita dall’oftalmologo e non deve assolutamente essere applicata in età pediatrica

«La Società Oftalmologica Italiana si è attivata presso il ministero competente per una responsabile presa di posizione a tutela della salute visiva dei pazienti e della qualità delle prestazioni oftalmologiche - spiega in un comunicato il presidente, Matteo Piovella (nella foto) - Soi ritiene indispensabile una campagna di informazione capace di responsabilizzare i cittadini fornendo le corrette informazioni su chi siano i medici professionisti deputati a fare prevenzione, diagnosi e cura in campo oftalmologico, distinguendoli da chi gestisce un efficiente esercizio commerciale, proprio per questo iscritto a Confcommercio. Si tratta di un problema di prevenzione e cura serio e importante che non può divenire oggetto di un ingannevole marketing commerciale». 
In particolare, Piovella ribadisce che «non esiste alcun ckeck up della vista che può essere effettuato nei centri ottici: la diagnosi per la salute degli occhi può e deve essere effettuata dai medici oculisti - ricorda l’oftalmologo lombardo - Quando un paziente si reca nei loro centri ottici per farsi fare una “misurazione ottica della vista” in realtà si sottopone a un check up completo della vista. Chi si sottopone a un check up completo della vista non effettua una visita medica e così, come espressa e diffusa, questa informazione rassicura erroneamente i clienti di non aver più necessità di ulteriori indagini mediche o di approfondimenti per la diagnosi e cura delle malattie degli occhi».
Soi ritiene la situazione in atto pericolosa ed evidenzia la necessità di sostenere una campagna di sensibilizzazione della popolazione circa l’importanza della vista. «Da diversi mesi Soi ha segnalato al ministero della Salute il ripetersi di situazioni pericolose per la salute visiva della popolazione e ha chiesto l’attivazione di procedure e protocolli che impongano anche ai commercianti ottici di fornire un’informativa scritta a ogni cliente che si reca in un centro ottico, in cui viene specificato che la misurazione ottica della vista non può (e non deve) sostituire la visita dal medico oculista e non deve assolutamente essere applicata in età pediatrica», sottolinea Piovella.
«Nel settembre 2016, dopo la definitiva condanna in Cassazione di sedicenti “ottici optometristi”, la Soi, a firma del suo presidente, ha presentato esposti presso 32 procure della Repubblica Italiana per sollecitare indagini da parte dei Nas da effettuarsi presso i centri ottici per il reato di abuso della professione di medico oculista», dice ancora il professionista. A oggi, secondo quanto riportato dal comunicato, sarebbero tre gli ottici individuati dalla Procura della Repubblica di Torino per i quali «è stato aperto un procedimento penale». 
«Al riguardo risulta preoccupante non solo la scarsa sensibilità e conoscenza della problematica in atto da parte del ministero della Salute, ma anche un scarsa sensibilità a voler regolamentare alcuni aspetti connessi a tali (illecite) attività: quali, ad esempio, quelli relativi all’uso degli strumenti ad alta tecnologia di esclusivo uso medico - conclude Piovella - Soi ritiene che queste debolezze nell’applicare normative certe e ben documentate, giustificando il tutto con la carenza di risorse economiche producano solamente un abbassamento dei livelli di cura e penalizzino i diritti dei pazienti. Come già avviene nei Pronti Soccorso italiani dove, sempre più spesso, la diagnosi più importante della nostra vita con la relativa attribuzione di un codice viene fatta da un infermiere invece che da un medico».
(red.)

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