Nuti, che sognava dietro gli occhiali di Ascari

Il 12 giugno è scomparso il noto attore e regista, nonché autore di canzoni, che ha lasciato un segno profondo nel cinema italiano degli ultimi due decenni del secolo scorso

“Hanno sognato con la prima Ferrari, dietro gli occhiali di Ascari…”. In questo passaggio di Quelli belli come noi, gioiello musicale cantato con Roberto Vecchioni agli inizi degli anni 90, è riassunto lo spirito e, forse, anche l’esistenza di Francesco Nuti, divisa tra un prima e un dopo: quasi un decennio di sold out al botteghino, con successi come Io, Chiara e lo Scuro, Tutta colpa del Paradiso o Caruso Pascoski (di padre polacco), solo per citarne alcuni, poi un progressivo calo, iniziato nel 1994 con il flop di OcchioPinocchio e, soprattutto, con l’incidente domestico del 2006, che lo ha definitivamente allontanato dalla scene e ne he condizionato l’ultima parte della vita.

Gli occhiali sono stati complici di Nuti in diverse pellicole, elementi imprescindibili di alcuni suoi personaggi. Come in Io amo Andrea (nella foto sopra, la locandina), con una serie di montature tutte diverse, che lo accompagnano in una Milano non più da bere, ma comunque intrigante, all’alba del nuovo millennio.

E soprattutto quello dello psicanalista Caruso, nel già citato film del 1988 (nella foto principalee nel sequel Caruso, zero in condotta, del 2001 (nella foto sopra, la locandina): i modelli rispecchiano le tendenze moda dei periodi in cui sono stati girati i due film, ma sono sempre scuri e spessi, dando al protagonista un’aura di serietà e generando, per contrasto con la narrazione, scene esilaranti, come la reiterata richiesta di un bacino all’ufficiale dei Carabinieri che deve portarlo via, ubriaco.

A.M.

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