Low Vision Academy 2019: ricerca e ausili nel futuro del paziente ipovedente

Quali sono le tecniche e le soluzioni oggi disponibili per un soggetto con una visione limitata? Quali passi avanti ha compiuto la ricerca? E gli interventi da cui si ottengono i risultati migliori? L’evento, in programma all’Ospedale Papa Giovanni XXII di Bergamo (nella foto, l'auditorium) domani e sabato 28 settembre, darà una risposta a queste domande sia con un intervento del suo vicepresidente, l’oftalmologo Enzo Maria Vingolo, sia con corsi monotematici di approfondimento

«Le prospettive future del paziente ipovedente si muovono su quattro filoni differenti a seconda del grado di visione - spiega Vingolo a b2eyes TODAY, vicepresidente con delega alla ricerca della Low Vision Academy - Per i soggetti meno gravi proponiamo dei percorsi riabilitativi con esercizi funzionali, una sorta di fisioterapia visiva eseguita in collaborazione con l’ortottista, che permette un recupero abbastanza veloce; altri casi possono essere trattati con la medicina sostitutiva che va a rimpiazzare le zone della retina che non funzionano più con cellule staminali o ingegnerizzate, ormai utilizzate in campo sperimentale da una decina di anni: i risultati attualmente sono poco entusiasmanti, ma stiamo affinando il procedimento, grazie a una ricerca mirata». Poco economica ed efficace è, a sua volta, un’altra tecnica sostitutiva. «Si tratta della retina artificiale, molto costosa come device ed estremamente complicata come impianto, che al momento non ha ancora dato riscontri accettabili, se non un leggero miglioramento dell’autonomia del paziente - continua l’oftalmologo - Infine abbiamo la medicina rigenerativa, ancora più sperimentale, che utilizza fattori di crescita per far letteralmente ricrescere le cellule che sono presenti nel sistema visivo umano: il procedimento, anche in questo caso, necessita ancora di approfondimenti e studi».

Quale sarà la tecnica maggiormente applicata e performante in futuro? «Sicuramente una combinazione delle diverse pratiche - conclude Vingolo - L’ottico sarà fondamentale nel supporto dei pazienti, perché le soluzioni chirurgiche e fisioterapiche non riusciranno mai a restituire completamente la vista, quindi verrà sempre richiesto un ausilio visivo: toccherà al professionista essere competente e aggiornato per realizzare il miglior dispositivo, al passo con le tecnologie, e seguire il soggetto in tutto il percorso riabilitativo, che registrerà cambiamenti progressivi per i quali andranno modificati di volta in volta anche i supporti visivi». Gli ottici che vogliano acquisire maggiori informazioni in tale ambito possono seguire le sessioni plenarie, la cui partecipazione è gratuita.

F.T.

Formazione