Il coronavirus ci riporta a un retail medievale

Inclinata l’asse della globalizzazione e chiuse le frontiere degli stati europei, la società pare essere tornata all’età da cui nacque il grande Rinascimento italiano

In questi giorni in cui l’industria ottica ha continuato a lavorare per poi parzialmente chiudere e il retail ha preso decisioni del tutto autonome e personali sull’apertura e sul come farla, ho voluto riflettere sul momento che stiamo vivendo tutti in Italia per la prima volta dal Dopoguerra e sul futuro che saremo costretti ad affrontare insieme e singolarmente. Come avrebbe detto mio padre, mi sono armato di pazienza, contrariamente a molti che continuano a girare nel frullatore: ora più che mai per affrontare questa crisi inaspettata e grave, la pazienza è la più necessaria delle virtù. Una pazienza nuova, perché eravamo abituati ad avere una soluzione scientifica e tecnologica per qualsiasi problema. Eppure, tra strade vuote e bar serrati, questo senso di noia, impotenza, che fino a pochi mesi fa mi avrebbe congelato il sangue, oggi mi fortifica. “In realtà - come ha dichiarato lo psicologo Giorgio Nardone a la Repubblica - il nostro è un vero agire che appare come un non-agire. Perché con l’isolamento stiamo attivamente facendo qualcosa di importante, che salva noi e gli altri. Noi stiamo agendo».

Stando fermi si agisce. Una lezione di vita che non potrà non impattare sulle future strategie. E stando fermi si osserva e si pensa. Il semplice fatto che la legge impone di restare nel Comune di residenza mi ha fatto scoprire ulteriormente l’economia di vicinanza che ci circonda e il coraggio di alcuni commercianti, come l’edicolante, il panettiere, il droghiere, il ferramenta e, perché no, anche l’ottico, che già conoscevo ma non in questa luce eroica e di pura sopravvivenza. Osservando a distanza i confini municipali ho avuto la netta sensazione di vivere un “ritorno al futuro” verso un retail medievale, quando le nostre città murate conservavano dentro la piazza e i vicoli quell’economia di sussistenza ma anche quei valori primitivi che distinguono ancora l’Italia da una buona parte del mondo. E questo “medioevo del commercio” è perfino riuscito a resistere all’e-commerce, che posto davanti al suo primo vero esame di maturità, cioè sostituire in toto il retail tradizionale, ha fallito, perché senza il territorio oggi il business online è un fenomeno incompiuto.

Pazienza, dunque. Ma fino a quando? Fino a che ce ne sarà bisogno. Fatevela amica questa sensazione del presunto non agire, anzi rendetela complice delle prossime giornate. Oggi non dobbiamo saper far meglio quello che facevamo prima. Dobbiamo reinventarci. Dobbiamo esercitare, se ce l’abbiamo, la dote unica dei visionari che immaginano ciò che non c’è ancora e non ciò che è ormai letteratura. Più forti che mai mi risuonano nella mente le parole di Federico Fellini, che di fronte a chi gli chiedeva se egli stesso a volte non avesse timore della propria fantasia creativa, rispondeva: l’unico vero realista è il visionario. Lo so, è tutto il contrario di quello che ci hanno insegnato sui banchi dell’ottica e delle università. Ma oggi, questo momento è arrivato. 

Nicola Di Lernia

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