Chi sono i nemici degli ottici?

In una famosa “Bustina di Minerva” Umberto Eco raccontava di un suo viaggio in taxi a New York. Il conducente, di origine indiana, gli chiese la nazionalità e chi fossero i nemici degli italiani. Eco, imbarazzato, rispose: credo nessuno. Impossibile - disse il taxista - ogni popolo ha un nemico. Il nemico di quello indiano è il pachistano

Se, prendendo un taxi a Milano per raggiungere Mido, vi chiedessero la stessa cosa degli ottici, che cosa rispondereste? Certamente, a dispetto del grande Eco, potreste sorridere dicendo al vostro taxista: tanti. Ma quanti e quali? Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito al depauperamento di molte merceologie che rappresentavano o potevano rappresentare il cavallo di battaglia della professione.
Vogliamo parlare dell’occhiale da sole? Prima con la politica dei brand di viaggiare da soli, poi con il parallelismo inoffensivo ma fastidioso delle boutique, infine con il grande crack dell’e-commerce che ha fatto, a sua volta, del sunwear il suo cavallo di Troia per entrare nella mente e nelle tasche del consumatore dell’ottica. Insistiamo con la lente a contatto? Eravamo appena arrivati a una sorta di tacito accordo con il medico oculista che aveva iniziato a vedere di buon occhio una lente che a fine giornata si gettasse e non si gestisse (male) che subito il cavallo di Troia ce l’ha sottratta lasciandoci l’onore di applicarla e l’onere di vedere il nostro portatore acquistarla altrove. Cercando tra le cartelle delle “guerre perse” ci manca poco di trovare anche quella delle soluzioni per il benessere oculare. Continuiamo a vendere il 10% di un mercato che invece continua a crescere perché la gente delle “gocce” ne ha sempre più bisogno. Affaticamento visivo causato da smog, luce blu nociva, UV crescente sono tra le cause di un rinascimento del liquido di benessere oculare, appannaggio principalmente delle farmacie e della grande distribuzione. Non ci facciamo certo un figurone nello spiegare al pubblico che una lente da vista necessita di trattamenti e protezioni mentre facciamo scena muta o quasi di fronte a una commodity come un flaconcino che ha il difetto di costare poco, ma l’opportunità di essere acquistato spesso.
Il taxista indiano, prima di arrivare a Rho Fiera, si sarebbe certamente fatto un’altra domanda. Di fronte a tanti nemici come poteva essere ancora vivo il cliente ottico che stava trasportando? L’unica risposta è che l’ottico oggi viaggia sotto scorta. Probabilmente quella del mondo oftalmico, che ha deciso in questi anni di difenderlo perché è l’unico testimone di un mercato che senza di lui farebbe fatica a ripensarsi. Ma si sa che anche le migliori scorte, e purtroppo l’Italia ne è stata testimone, possono presentare falle rischiose e inaspettate.
E tra i nemici citati ne manca uno, quello più pericoloso, quello che abbiamo dimenticato perché ci sembrava bastasse estraniarlo dalla nostra cerchia per non farci del male: il premontato. Quello che manca all’ottica oggi nel segmento oftalmico e di conseguenza nelle montature sono i circa cinque milioni di premontati che si vendono ogni anno in Italia. L’abbiamo lasciato andare e si è riprodotto in maniera talmente pesante e convulsa che nel 2016 è perfino nata un’associazione di produttori a difesa dell’occhiale “sicuro”. Pensate se noi, per il solo desiderio di riprenderci parte di ciò che ci spetta, decidessimo tutti di recuperarne almeno un milione di pezzi con occhiali fatti su misura da un ottico. Ne varrebbe la pena? Un milione di montature, due milioni di lenti (pari al +2% di mercato oftalmico) sarebbero un premio ambito a uno sforzo congiunto.
Al Progressive Business Forum di domenica prossima a Firenze chi ci sarà potrà assistere alla proiezione di un passaggio dell’intervento di Matteo Piovella, presidente della Soi, alla conferenza stampa di mercoledì scorso a Milano, che ci indica, per la prima volta, una strada in tal senso. Un gesto di inaspettata gentilezza che se andasse perso mi farebbe credere che i primi nemici degli ottici sono gli ottici stessi.
Nicola Di Lernia

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