Milano: microchip contro la cecità per la prima volta in Italia

L’intervento, annunciato nell’estate del 2016, è stato eseguito nei giorni scorsi presso l’ospedale San Raffaele su una donna non vedente da un’équipe di specialisti in chirurgia vitreoretinica e oftalmoplastica dell’Unità di Oculistica, diretta da Francesco Maria Bandello

Il microchip, chiamato Alpha Ams e prodotto dalla tedesca Retina Implant, è stato sviluppato per persone che hanno perso la vista durante l’età adulta a causa di gravi malattie genetiche della retina: ha una grandezza di circa 3 millimetri, è dotato di 1.600 sensori e secondo quanto riportato dai media è in grado di restituire una visione indipendente, ossia senza necessità di supporti esterni come, ad esempio, occhiali o telecamere. 
La paziente, una cinquantenne affetta sin dalla gioventù da retinite pigmentosa, è stata sottoposta da una équipe diretta da Marco Codenotti, responsabile del servizio di Chirurgia vitreoretinica del San Raffaele, a un intervento di oltre dieci ore durante il quale, oltre al microchip al di sotto della retina in corrispondenza della macula, le è stato impiantato sottopelle dietro all’orecchio un circuito di collegamento che lo unisce all’amplificatore del segnale elettrico. 
Il microchip serve a stimolare in maniera graduale la retina per permetterle di imparare a vedere di nuovo. Il dispositivo, infatti, può ripristinare la percezione della luce e delle forme di oggetti e persone circostanti grazie a un meccanismo di funzionamento che si basa sulla sostituzione dei fotorecettori della retina, coni e bastoncelli, non più funzionanti: questi vengono sostituiti da un fotodiodo, un microscopico apparato elettronico in grado di trasformare la luce in uno stimolo elettrico inviato al cervello (nella foto, il fondo oculare di un soggetto affetto da retinite pigmentosa).
(red.)

 

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