La transumanza dell’optometria

“Settembre, andiamo. È tempo di migrare. Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare” (Gabriele D’Annunzio). Questo settembre è un mese ostile per l’ottica. È il mese degli “attacchi” delle due categorie sindacali dei medici oculisti: Soi e, guarda un po’, Aimo

L’ultimo comunicato stampa Soi del 7 settembre riguardo l’annoso tema del rapporto ottico-oculista lo ritengo un documento tombale sulla questione che aveva lasciato qualche sprazzo di luce nel faccia a faccia Piovella-Afragoli del Mido 2017. Di fatto ciò che scrive Soi è un atto d’accusa definitivo del ruolo che l’ottico, in particolare l’optometrista, svolge verso il pubblico. In un passaggio si dice che il medico oculista è l‘unico soggetto abilitato alla prevenzione, diagnosi e cura delle malattie oculari. In sostanza l’attuale presidente della Soi, in piena campagna elettorale per il rinnovo delle cariche a fine novembre, ringrazia e rimanda al mittente quegli optometristi che per vocazione e morale fanno prevenzione attraverso degli esami e delle strumentazioni. Anche questi, secondo Piovella, esulano dalla loro professione e minacciano la buona fede del pubblico, poco informato dei rispettivi ruoli. Soi la sua crociata l’ha chiamata “abuso della professione del medico oculista” e le visite dei Nas in Piemonte e non solo erano indirizzate a ciò. Se so ancora leggere e scrivere da questa dichiarazione del 7 settembre non si torna più indietro. Non credo che Soi stia facendo ciò per ottenere solo qualcosa di più. Dal comunicato si percepisce la volontà di riportare al medico oculista il ruolo che secondo Soi le tante vetrine degli ottici avrebbero sottratto.  
L’ira, speculare alle elezioni suppongo, nasce dalla sottrazione di ruolo e fatturato che l’oculista lamenta da anni ai vertici delle loro categorie. Il controllo e il check up dell’ottico sono spesso sventolati in vetrina e sui volantini come “civetta” per incentivare il cliente – diciamolo - a evitare la visita medica e dedicare il proprio budget esclusivamente agli occhiali e alle lenti. Se l’ottico si lamenta del fatto che molti oculisti non consigliano occhiali progressivi e invitano il proprio cliente ad andare in farmacia per un premontato, allo stesso modo possiamo pensare che un oculista passando davanti a una di queste vetrine possa riscontrare i medesimi sforamenti.
Per rispondere a dove finirà il gruppo esiliato a parole dobbiamo prima farci un’altra domanda. Chi ci andrà di mezzo dopo il lancio di questo guanto? Certamente il pubblico strattonato dalle due figure professionali. In seconda battuta l’optometria che ha giustamente l’ambizione di essere vicina a quel confine di prevenzione che Soi vede come il muro della Striscia di Gaza. Probabilmente è giunto il momento per l’optometria di trovare quel territorio adatto a vivere, convivere e moltiplicarsi. Perché, per quanto possano dire e scrivere le associazioni degli oftalmologi, il pubblico moderno (vedi Digital Eye Strain) di un bravo optometrista ne ha bisogno. E le colpe di chi conduce la gara stanno anche nel non trovare una soluzione adeguata al patto che hanno implicitamente accettato quando hanno ritirato quel pezzo di carta per cui esercitano. Il patto che si evidenzia da queste rinnovate minacce sta, da una parte, nel classico “ognuno per sé e Dio per tutti” o, dall’altra, nel meno lirico “io speriamo che me la cavo”. Che miseria.   pillole@nicoladilernia.it

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