Design Optical: autocostruzione, green e pochi occhiali per esaltare l’unicità

Lo scorso settembre, a poco più di quattro anni dall’apertura, Massimo Di Pietro ha deciso di rinnovare completamente il proprio punto vendita di via Cola di Rienzo a Roma, il secondo nella capitale oltre a quello di piazza Merolli, che a gennaio ha compiuto 25 anni. L’obiettivo era comunicare esclusività, originalità e artigianalità. E gli effetti sul business si sono già fatti sentire

«La fluidità all’interno del negozio è molto aumentata, con positivi riflessi sulle performance: molte persone, anche nuovi clienti, entrano perché incuriosite dalla sua bellezza e questo ha determinato un incremento delle vendite - spiega a b2eyes TODAY Di Pietro, titolare di Design Optical - Inoltre c’è un ambiente così accogliente e unico che ci si rende conto dell’esclusività del prodotto. Un occhiale che ha dei costi differenti deve essere argomentato sia dalla parte tecnica sia da quella emozionale: con questo store è più facile il coinvolgimento della clientela, soprattutto quella nuova, e nei primi quattro mesi dopo il restyling l’incremento di fatturato si è aggirato intorno al 35% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente».
Ma qual è il volto nuovo con cui Design Optical, votato all’occhiale di ricerca, ha riaperto i battenti lo scorso 1° settembre? «L’essenza è il legno di pioppo abbinato a piante, che risalta sulle pareti in cemento e contro il soffitto nero: lo chiamerei un bio design, quasi un negozio vivo, un luogo molto rilassato – prosegue Di Pietro – Con l’architetto Andrea Romano abbiamo sviluppato il concetto dell’autocostruzione dei mobili, che non hanno alcuna vite all’interno, sono tutti fatti a incastro. La vendita, comunque assistita dato il tipo di prodotto, l’abbiamo spostata invece che sul verticale sull’orizzontale: abbiamo infatti realizzato un grande tavolo sorretto da cavalletti particolari che occupa la parte centrale del negozio su cui sono posti gli occhiali, una quarantina in totale in esposizione, quasi in stile giapponese (nella foto)». I modelli sono collocati su tavolette poggiate su un pentagramma in ferro battuto che ne può ospitare una o più e allude alle iniziali del negozio, DO, da cui il segno della nota musicale stilizzata che ne è il logo. Lo shop, di circa 110 metri quadri totali, ha due porte di ingresso e quattro vetrine, ciascuna delle quali contiene un solo modello. Ogni dettaglio è dunque studiato attentamente per esprimere esclusività ed enfatizzare la preziosità degli occhiali. «Ora siamo davvero unici nel concetto, nei prodotti e nel messaggio che vogliamo mandare: non è un laboratorio, ma si percepisce l’artigianalità dell’ambiente e della nostra proposta, non commerciale - aggiunge l’imprenditore romano - Abbiamo inserito una libreria, un bar posto sul retro, facciamo l’I Ching: le persone quando vengono sono davvero in un’area comfort, vogliamo che chi entra nel nostro store si goda il momento alto della giornata, a prescindere dall’acquisto, perché magari non lo farà in quel momento, ma dopo».
N.T.

 

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