Aimo: “un camice bianco” non fa oculista

È il titolo di un’immagine (nella foto) apparsa nei giorni scorsi su web e social, a firma dell’Associazione italiana medici oculisti, nella quale si aggiunge anche che «non basta “sembrare” un oculista per essere un vero medico oculista»

«Si tratta di una sorta di anteprima di una più ampia e meglio definita campagna che abbiamo intenzione di lanciare in difesa della professione oftalmologica, per una maggiore informazione sulla salute dei cittadini e a sensibilizzazione delle istituzioni – spiega a b2eyes.com Alessandra Balestrazzi, referente dei rapporti con la stampa e le istituzioni e già alla guida dell’organismo che rappresenta un migliaio di medici oculisti italiani, nato otto anni fa – Oggi è particolarmente evidente la deriva dell’utilizzo di strumentazione destinata alla diagnosi di patologie oculari nei centri ottici e nelle farmacie, con il rischio concreto che il cliente possa credere che si tratti di una visita oculistica». Tant’è che Aimo ricorda di aver scritto nelle scorse settimane a Federottica, ad altre associazioni dell’area ottico optometrica e anche a Federfarma per sollevare il problema. «Le risposte formalmente le abbiamo avute e sono in linea con la nostra posizione, ma poi bisogna vedere se questi organismi raggiungono e sono in grado di monitorare tutti i punti vendita sul territorio», afferma Balestrazzi, che esclude una sorta di alleanza con Soi al riguardo. «C’è stata soltanto una concomitanza tra la recente azione penale richiesta dalla Società Oftalmologica Italiana e la nostra iniziativa, anche se entrambe vanno nella medesima direzione di tutela dall’abusivismo professionale», sottolinea l’oculista romana.
C’è il rischio, quindi, di una “rottura” della collaborazione annunciata qualche anno fa con Federottica, sulla base di un possibile protocollo operativo, e persino con Commissione Difesa Vista sugli screening in corso in tutta Italia? «Gli screening sono una positiva azione di sensibilizzazione dell’utente finale e finché rimangono nei confini decisi comunemente continueranno - sostiene Balestrazzi – Un eventuale protocollo con gli ottici ci può stare, purché entrambe le parti siano soddisfatte e tutelate».
A.M.

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