Afragoli: occorre una figura che inglobi entrambi i ruoli e le competenze

«Cattiva interpretazione? Non conoscenza di quanto da me pronunciato? Le parole di Fabio Zanacchi, ex presidente di Federottica, apparse su b2eyes.com del 27 aprile mi lasciano perplesso. Certo, il diritto di esprimere la propria opinione è sacrosanto, quando però serve a suggerire il confronto, a stimolare il dialogo e arricchire con un nuovo punto di vista. Diventa discutibile, invece, e certamente meno appropriato, nel momento in cui si commentano parole non ascoltate mentre venivano pronunciate né, ho il forte dubbio, leggendo il testo completo del mio intervento. Ciascuno di noi tira le somme in base a ciò che sa, ma replicare in base a poche frasi estratte da un discorso più lungo e complesso non è a mio avviso un bel viatico. Ritengo, comunque, di poter rintracciare degli spunti interessanti e, a tratti, illuminanti.
Leggendo la replica del presidente Zanacchi, ho scoperto, ad esempio, di poter considerare mia figlia una filosofa, per un motivo molto semplice: visto che è sufficiente inserire degli elementi di optometria in un piano di studi per ottici, per poter fare di un ottico un optometrista, allora posso orgogliosamente considerare mia figlia, liceale, una filosofa, visto che studia filosofia per svariate ore alla settimana. Poiché la cattiva interpretazione è dietro l’angolo, mi preme precisare che con questo non voglio dire che l’inserimento di elementi di optometria nel piano di studi di un ottico non sia importante o non sia esercitata nei modi più consoni. Semplicemente, credo non sia sufficiente.
In Italia il gap formativo e quindi di competenze che caratterizza i colleghi è, purtroppo, assai ampio e la gestione di questo oggettivo problema assai complessa: esiste un doppio binario formativo - come dicevo in occasione del Congresso Adoo 2017 - con cui dover fare i conti (se si vuole essere realisti), al di là del quale considerare un’unica figura di ottico optometrista, una somma - se vogliamo - che è più delle sue parti.
Se affermare questo equivale a sostenere che ottico e optometrista debbano essere per me due figure distinte, allora siamo all’anarchia linguistica e comincio a nutrire dubbi sulla mia capacità di esprimermi. Ecco, dunque, la seconda considerazione illuminante: la mia capacità di esprimermi. Fortunatamente la replica del presidente Zanacchi prende avvio non dalle mie parole, ma dall’uso del verbo “riunire” nel titolo del pezzo apparso su b2eyes.com del 10 aprile. Colgo l’occasione per informare che il titolo non l’ho suggerito io.
A me va imputata, forse, la responsabilità di aver costruito un discorso di inaugurazione al Congresso usando delle dimostrazioni per assurdo (quelle che in filosofia si chiamano reductio ad absurdum): dimostrare l’assurdità dell’esistenza di una doppia figura di ottico, fornitore di basso profilo, e di un optometrista “relegato” in studio, per ribadire l’importanza di una figura che inglobi entrambi i ruoli e le competenze. Mi viene il dubbio, però, che molti abbiano preso per buona la conclusione assurda e non abbiano portato a termine il ragionamento logico.
Per dovere di completezza e chiarezza, sento di dover riportare frasi come questa: “E a coloro i quali ritengono che si possa fare buona optometria senza nemmeno maneggiare un dispositivo-occhiale - come se un ortopedico non volesse toccare un osso o un tendine - voglio ricordare che con buona probabilità non svolgono nel migliore dei modi la loro attività, perché lasciano scoperto, ed evidentemente demandano a chi ha insufficienti competenze, un aspetto fondamentale della nostra attività!” La mia volontà di voler “relegare l’ottico a un semplice bottegaio” è evidente...
Aggiungo, infine, che chi replica dovrebbe avere a cuore l’associazione di cui in passato ha ricoperto il ruolo di presidente e nelle parole “incomincio a comprendere la fuga di centinaia e centinaia di ottici da Federottica già da diversi anni a questa parte” non intravedo nulla di benevolo, oltre che di vero durante la mia presidenza, e positivamente costruttivo. Attenzione, dunque, a non dar fuoco alla casa nel tentativo di bruciare il presunto eretico. Sarebbe uno spiacevole errore di valutazione» (nella foto, in alto, Afragoli all’ultimo Congresso Adoo).
(red.)

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