Ad maiora semper, presidente Zanacchi

“Buonasera dott. Di Lernia, posso parlarle brevemente riguardo i temi di una sua recente pillola?”. Stavo salendo su una Freccia in un tardo pomeriggio di luglio e mi raggiungeva la voce, forte e debole insieme, calda, dell’ex numero uno di Federottica

Sapevo che aveva chiesto gentilmente a un amico il mio cellulare personale per potermi telefonare. Avevo recentemente scritto su questo quotidiano di lui come dell’uomo che aveva iniziato, non senza rumore, a togliersi i sassolini dalla scarpa di una presidenza lontana ma determinante. A una persona esperta, a un ex presidente della categoria che con piacere sto servendo da oltre 25 anni, si dedica una particolare attenzione. L’attenzione che si ha verso i saggi, quelli che se anche non la pensano come te prima o poi ti diranno una cosa importante. “Sa, dott. Di Lernia, io non sono d’accordo con lei quando afferma che gli ottici di oggi sono meno formati e istruiti rispetto a quelli di una volta, le scuole di oggi sono molto più efficienti che in passato”. Era questo il succo del discorso che voleva farmi: un ennesimo sassolino nella scarpa che non esitava a lanciare, seppur benevolmente e con una perfetta educazione.
“Sulle scuole sono d’accordo con lei, presidente, ma oggi l’oftalmica, ad esempio, ha fatto passi da gigante e l’ottico deve ragionare che se vuole stare sull’onda del mercato necessita di un aggiornamento tecnico e manageriale costante”. Lo feci riflettere, si avvicinò alla mia tesi lanciandomi a sua volta un’ondata d’amore verso la sua categoria, verso la figura dell’optometrista. Un appello d’amore che oggi suona come una memoria che non si cancellerà più dalla mia mente. 
Caro presidente, lei nacque a Piacenza. Una città antica dai palazzi fascisti. Ricordo un suo collega dei miei trascorsi in Ciba Vision. Era un contattologo e negli anni 90 aveva un centro d’eccellenza della contattologia proprio a Piacenza: si chiamava Luciano Zanaboni. In tutti questi anni ho conosciuto molte persone dell’ottica eppure la cortese eleganza e la professionalità di quel suo collega e concittadino mi sono sempre rimaste nel cuore. Seppure uomo esperto e apprezzato, aveva sempre un orecchio e soprattutto il cuore aperto a chi con sincerità gli offrisse un parere o un consiglio. Caro Zanacchi, quella sua telefonata e la sua scomparsa hanno fatto riemergere in me quei valori. L’ottica dell’eleganza, dell’esperienza, della ragione ma anche dei “sassolini”.
Grazie presidente di avermi permesso questo ultimo ricordo. Lo scrivo soprattutto per i più giovani del settore, perché ricordino le radici della loro provenienza e sappiano accettare le critiche costruttive. Perché le radici sono importanti, e le critiche fanno crescere (nella foto, tratta da Facebook, Fabio Zanacchi durante un incontro con Papa Karol Wojtyla) .
Nicola Di Lernia

 

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