Sindrome non verbale, serve collaborazione tra i ricercatori

Venerdì 13 marzo 2009 si è svolto un seminario organizzato dal Corso di laurea in Ottica e Optometria dell’Università degli Studi di Milano Bicocca. Il simposio ha affrontato, da vari punti di osservazione, il disturbo dello sviluppo visuo-spaziale (DSVS) che provoca una serie di difficoltà nell’area visuospaziale.
L’iniziativa è stata introdotta da Antonio Papagni, coordinatore del Corso di laurea dell’ateneo milanese, che ha sottolineato come la collaborazione tra i vari docenti e specialisti, in questi anni, abbia permesso agli studenti di effettuare ricerche scientificamente qualificate che hanno fatto crescere le loro conoscenze su vari argomenti, tra i quali quello presentato nel seminario. I dati presentati sono stati, infatti, raccolti da Alessandro Peraldo, insieme ad Anna Noemi Trussardi del dipartimento di psicologia generale dell’Università degli Studi di Padova, nell’ambito di una specifica collaborazione dei due atenei nello studio del DSVS.
I bambini con DSVS, un deficit chiamato anche Sindrome Non Verbale (SNV), hanno serie difficoltà nell’area visuospaziale, le loro abilità linguistiche sono, invece, nella norma; evidenziano infatti un forte divario, al test del Quoziente Intellettivo (QI), fra la prestazione relativa alla componente verbale (che prende in considerazione le competenze relative al linguaggio) e la prestazione relativa alla componente di performance (o non verbale). Sono bambini che hanno difficoltà spaziali-meccaniche-pratiche, non riescono a elaborare e manipolare le immagini mentali in modo efficiente, sono inadeguati nella coordinazione visuo-motoria e, nelle attività scolastiche, hanno difficoltà soprattutto in matematica e in geografia.
L’inquadramento del DSVS è stato presentato da Irene Mammarella, che ne ha descritto le caratteristiche e ha soprattutto definito il ruolo della memoria di lavoro visuospaziale nel DSVS. A seguire, Alessandro Peraldo (CdL O&O Unimib) ha presentato i test utilizzati nella ricerca, in cui sono stati esaminati sia bambini con diagnosi di DSVS sia soggetti con normali abilità visuospaziali (gruppo di controllo): in ogni soggetto sono stati verificati l’acutezza visiva da lontano e da vicino, la stereopsi globale, la condizione rifrattiva, il punto prossimo di convergenza, l’ampiezza accomodativa e i movimenti oculari.
Il seminario è proseguito con l’intervento di Silvio Maffioletti che ha parlato della finalità della ricerca Peraldo-Trussardi che è stata dedicata all’analisi delle abilità visive dei soggetti con DSVS per comprendere se, oltre alle abilità visuospaziali, fossero compromesse anche altre abilità visive più prettamente periferiche. Simone Santacatterina ha poi approfondito l’acuità visiva stereoscopica, il più significativo dei risultati della ricerca Peraldo-Trussardi; i dati hanno, infatti, evidenziato, nei soggetti con VSLD, una significativa riduzione della stereopsi nonostante non fossero presenti, in tali soggetti, deficit visivi che giustificassero questa riduzione dell’acuità stereoscopica.
Andrea Facoetti (Dip Psi Gen Unipd) ha approfondito, nella seconda parte del simposio, in modo ampio il tema dell’orientamento dell’attenzione visiva spaziale nel DSVS, che appare cruciale per una sua corretta comprensione e per un’opportuna terapia.
É seguito un vivace e approfondito dibattito, che ha confermato l’interesse per l’argomento. Ha chiuso il seminario Silvio Maffioletti che ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra i diversi ricercatori (soprattutto dei CdL in Ottica & Optometria e Psicologia) i quali, in modalità diverse, possono concorrere ad approfondire le funzioni sensoriali e cognitive, le manifestazioni, le implicazioni psicologiche e le conseguenze sociali dei disturbi specifici dell’apprendimento.
(red.)

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