Ortocheratologia? Dovremmo prendere esempio dagli olandesi

In Italia, che pure viene subito dopo i Paesi Bassi in termini di peso sull’ortocheratologia europea, e nelle altre nazioni del continente ci sono ancora ampi margini di sviluppo. «E proprio questo è quanto deve fare EurOk: creare sinergia e forza tra le varie sezioni nazionali già nate o che possono essere messe in piedi – prosegue l’ottico optometrista piemontese, già segretario dell’Aiok, l’associazione italiana che dall’inizio del 2012 è entrata nella più ampia organizzazione comunitaria come sezione nazionale – Prima mancava una struttura che facesse da guida agli ortocheratologi nazionali: con EurOk questa struttura ora c’è e ha come obiettivo quello di espandere, informare e addestrare gli specialisti, tanto che stiamo pensando anche a corsi di formazione organizzati dalla nostra associazione».
Il Congresso di Madrid, che si è svolto sabato 9 e domenica 10 giugno (nella foto uno scorcio della plenaria), rappresenta un punto di partenza importante. «Siamo molto soddisfatti della quantità e della qualità delle relazioni internazionali che sono state tenute, dei commenti positivi al termine dei lavori e del numero complessivo dei partecipanti, circa 200, superiore alle previsioni – dice ancora Sciacca – Se il controllo della progressione miopica è stato il leit motiv dell’evento, la necessità di espandere l’ortocheratologia, specialità ancora non sufficientemente conosciuta in Europa, ha rappresentato un ulteriore tema di confronto».
Il congresso madrileno non ha, tuttavia, sancito la nascita del primo Consiglio Direttivo di EurOK. «Abbiamo preferito dare tempo a tutti i professionisti, anche quelli che non hanno potuto essere presenti al meeting, di riflettere su eventuali candidature e, quindi, procedere alle elezioni entro la fine di giugno», spiega Sciacca.
A.M.

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