De Lorenzo: alla Dakar come nel lavoro conta l’esperienza

Al termine di dodici tappe lunghe e complesse, Aldo e Dario De Lorenzo, (nellafoto dalla pagina Facebook dei due ottici, da sinistra Aldo, navigatore, e Dario,pilota) che per tutto ilmondo delle corse e in tutte le lingue sono semplicemente “i gemelli”, si sonopiazzati al 31° posto del ranking generale e al 5° posto nella loro categoria,le auto di serie: il primo equipaggio italiano classificato. «Il risultato èottimo, trentunesimi assoluti, considerando cioè sia la categoria T1, in cuigareggiano perlopiù professionisti e che comprende i cosiddetti “migliorati”,vetture cui è possibile apportare qualsiasi modifica per potenziarle, sia laT2, in cui abbiamo deciso di competere noi e dove al 95% la macchina èstrettamente di serie: al massimo si possono cambiare ammortizzatori epneumatici», spiega a b2eyes.com Aldo De Lorenzo. L’ottico padovano ègiustamente orgoglioso della prestazione fornita in stretta simbiosi con ilfratello con cui, dice, anche in gara a volte non deve neppure parlare perchési capiscono al volo: una delle componenti del loro eccellente piazzamento.«Siamo arrivati a questo risultato soprattutto perché abbiamo molta esperienza,ben 25 anni nel fuoristrada, e come nel lavoro, anche alla Dakar tutto è basatosu di essa – prosegue il professionista veneto - Siamo riusciti sempre aconcentrarci e a essere in vantaggio noi sulla gara piuttosto che viceversa: èuna corsa molto mentale, devi “collegare” bene il cervello. Il secondo giorno,per fare un esempio, avendo notato diverse macchine ferme ho chiesto a miofratello se l’auto andava bene e lui mi ha risposto che stava cominciando ascaldare. Ho capito che se avessimo cercato di concludere la prova avremmo fusoil motore come era accaduto agli altri perché, avendo passato tantissimi guadi,sul radiatore c’era molto fango indurito che non faceva passare più l’aria. Ioperò ho visto una fattoria con un pozzo e ho avuto il coraggio di fermarmi apulirlo con una pompa: un’intuizione nata dall’esperienza che ci ha permesso diarrivare fino in fondo benissimo». E di intuizioni così, spiega De Lorenzo, luie suo fratello ne hanno avute ogni giorno. «Sicuramente uno dei nostriobiettivi più importanti, anche se eravamo equipaggiati con le EyeDriveTransitions XTRActive di Galileo, era sempre arrivare la sera prima che il solecalasse, perché se ti trovi con la luce molto bassa contro, è difficilissimocorrere e passi dai 65 km orari di media ai 20, dato che non riesci più acapire le distanze. Quindi per noi è stato importante avere quel tipo di lente.Ma anche avere la fortuna di arrivare prima che calasse il sole», aggiungeridendo.
E l’anno prossimo, pronti a ripartire? «Chissà… Di questa Dakar mi hacolpito tanto la gente appassionata di questo sport, per entrare a La Pazc’erano persone assiepate lungo 30 chilometri sulla strada che ci festeggiavano– conclude De Lorenzo - Io però preferisco le gare in Africa, in mezzo aldeserto: ci piacerebbe tornare a competere tra grandi dune e ampi spazi. Questoera più un rally, ma è stata comunque una bellissima esperienza».

N.T.
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