Dall’America una cura contro il daltonismo

I ricercatori hanno dato la sensibilità al rosso alle cellule cono di due animali nati con una malattia che è esattamente uguale alla cecità ai colori nell’uomo. Benché il daltonismo alteri la vita solo moderatamente a chi ne soffre, ora si potrebbe curare in modo molto sicuro una malattia dei coni in un primate. Questo è estremamente incoraggiante per lo sviluppo di terapie per le numerose malattie dei coni nell’uomo, che compromettono la vista di milioni di persone.
Anche perché, come riportato da La Stampa, il daltonismo accomuna 3,5 milioni di americani, oltre 12 milioni di indiani e 16 milioni di cinesi. Il risultato arriva dieci anni dopo che Jay Neitz e sua moglie Maureen, due oftalmologi dell’University of Washington, hanno iniziato ad addestrare le due scimmie scoiattolo, sottoponendole a test per perfezionare un sistema attraverso il quale gli animali potessero comunicare i colori che vedevano.
Test simili a quelli che fanno i bimbi in tutto il mondo per permettere ai medici di capire se hanno problemi di vista, sensibilità ai colori o daltonismo. Parallelamente, in Florida, il team di Hauswirth cercava di mettere a punto una tecnica di trasferimento genico: si impiegavano virus adeno-associati innocui, per inserire il gene sano in un soggetto e consentire la produzione della proteina desiderata.
I due team si sono incontrati e la sperimentazione è partita. I ricercatori volevano produrre una particolare forma di opsina nella retina delle scimmie, una proteina senza colore che produce pigmenti sensibili a rosso e verde. L’utilizzo di Dna umano permetterà di ridurre i tempi necessari per avviare i trial sull’uomo. Dopo cinque settimane dalla cura, le scimmiette hanno iniziato ad acquisire la visione dei colori e dopo un anno e mezzo sono in grado di distinguere tra sedici nuance.
(red.)

Lenti oftalmiche